Trovo spesso in giro domande sui prodotti alternativi, o magari si è convinti che tale prodotto sia molto meglio di tale altro, senza alcuna ragione razionale. Leggende metropolitane o c’è un fondo di verità? Scopriamolo.
Buongiorno a tutti e benvenuti a questo nuovo video. Io sono Giuliano Parpaglioni, Biologo Nutrizionista, e vi ricordo che potete trovare tutte le informazioni di contatto su www.nutrizionistabrescia.com, sia per i miei studi a Brescia e provincia, sia per il mio corso Alimentazione, dalla salute al dimagrimento. Aggiungo inoltre che è possibile seguirmi anche su Telegram, dove ho aperto un canale di informazione sull’alimentazione;
Esistono cibi che sono ammantati di un’aura quasi sacra, vengono visti come migliori dei corrispettivi o addirittura benefici. Magari per alcuni è anche così, almeno in certe condizioni, ma è certo che altri prodotti vivano di rendita dal marketing, e non diano nessun tipo di vantaggio nella quotidianità.
Oggi voglio appunto parlare di alcuni di questi prodotti, perché credo sia necessario mettere i puntini sulle i, dato che spesso costano di più dei corrispettivi comuni e a volte hanno anche effetti negativi.
Il sale rosa dell’Himalaya
La prima delle leggende metropolitane che voglio affrontare riguarda il sale. Le linee guida Italiane impongono il limite di 5 g di sale al giorno, salvo patologie o età avanzata, nel qual caso questo limite scende. Voglio sottolineare questa cosa: è un limite di tolleranza, perché il fabbisogno che abbiamo di sodio e cloro, ovvero i componenti principali del sale, è nettamente inferiore alla quantità suggerita. Aggiungo: cinque grammi corrispondono a un cucchiaino, ovvero: anche considerando l’acqua della pasta, tutto il sale utilizzato durante la giornata non deve superare la quantità di un cucchiaino.
Esistono tanti tipi di sale diversi, il più comune è quello iodato, che è semplicemente cloruro di sodio e iodio aggiunto. La diffusione di questo sale è dovuta alla volontà politico-sanitaria di aumentare il consumo di iodio nella popolazione, altrimenti carente se non in determinate zone, tipicamente marittime. Come detto, il limite è sempre quello del cucchiaino, ma l’apporto di iodio con il sale permette di non preoccuparsi più di tanto di questo minerale.
Tra i vari tipi di sale c’è anche il sale rosa Himalayano, che è il protagonista della nostra leggenda metropolitana. Il colore rosa è dato dalle impurità contenute nei cristalli, di cui il maggior esponente è il ferro. Bisogna però stare molto attenti con questo prodotto, perché spesso è utilizzato sull’onda della convinzione che faccia bene.
Se una persona è ipertesa, non è consumando sale rosa che risolverà il problema, né si hanno particolari vantaggi dal ferro! Di fatto, solo poco più dell’1% del prodotto è composto da altro che non sia cloruro di sodio, e di questo 1% solo una parte è ferro. Esiste una pubblicazione scientifica del 2010 che fa una comparazione dei vari tipi di sale in commercio. Ebbene, questa pubblicazione mostra che il ferro nel sale rosa è in quantità piccolissime: 36,9 parti per milione.
Considerando che il fabbisogno di ferro di un uomo adulto è di 10 mg e di una donna è di 18 mg, dobbiamo chiederci cosa significhi quella quantità. Facendo i conti, si trova che per avere un solo mg di ferro dal sale rosa, dovremmo assumerne circa 27 g al giorno, quasi sei volte la dose massima raccomandata.
Il succo del discorso è che il sale rosa dell’Himalaya è semplice sale colorato, non vale la pena sperare che faccia bene.
Dolci leggende metropolitane
Il secondo mito, la seconda leggenda metropolitana che voglio affrontare riguarda i dolcificanti. Il dolcificante in assoluto più comune è lo zucchero bianco che tutti conosciamo. I cristalli sono formati da due zuccheri semplici: glucosio e fruttosio, che combinati insieme danno quello che chiamiamo saccarosio.
Anche in questo caso abbiamo moltissime variazioni sul tema: abbiamo zucchero di canna integrale, zucchero grezzo, poi i vari tipi di sciroppi e il miele. Inoltre, abbiamo anche i dolcificanti artificiali, che possono essere molecole chiamate polialcoli o anche polioli, e sono tutti quelli che finiscono in -olo come il mannitolo, lo xilitolo e così via; oppure possono essere molecole completamente diverse ma capaci di legarsi ai recettori per il dolce della bocca, quindi dare la sensazione di dolcezza. Infine, abbiamo la stevia, che è un dolcificante naturale, un vero e proprio zucchero, ma che non riusciamo ad assimilare, quindi non apporta calorie.
In tutto questo mare di scelta, le questioni sono tante. Ad esempio, abbiamo già parlato del miracoloso miele, che di miracoloso non ha niente, ha effetti blandi sulle infiammazioni e sulle ferite ed è comunque da consumare con moderazione come lo zucchero bianco. Abbiamo già parlato anche delle inesistenti differenze tra zucchero bianco, di canna o grezzo: sono semplicemente più o meno carichi di impurità che danno sapore e colore diverso, ma non hanno nulla di diverso dal punto di vista nutrizionale.
Per quanto riguarda le scelte a zero calorie, invece, il discorso è più complesso. Alcuni possono dare problemi intestinali se consumati in abbondanza, in ogni caso sono tutti correlati a un aumento di peso. Il fatto è che pur non cedendo calorie, abituano il gusto alla sensazione di dolce, e questo spingerà al consumo di prodotti più calorici.
Alla fine, la questione è semplice: lo zucchero aggiunto, che sia bianco o meno, che siano miele o sciroppi, che siano dolcificanti artificiali o altro, va usato poco. Illudersi che il dato prodotto possa essere migliore degli altri per qualche effetto magico è, purtroppo, inutile.
Le leggende metropolitane in questo ambito sono molte perché sono molti i sostituti dello zucchero, e tutti cercano di tirare acqua al proprio mulino con un marketing spinto.
Quando le leggende metropolitane fanno male
L’ultimo mito di cui voglio occuparmi è qualcosa di cui ho già parlato anni fa, ma la diceria è dura a morire ed è anche pericolosa, quindi vale la pena riprenderla.
Il vino non fa buon sangue. Qualsiasi bevanda alcolica, che sia vino, birra o limoncello, è semplicemente dannosa, non esistono effetti positivi rilevanti dall’assunzione di alcol. Una metanalisi del 2023 fa il riassunto di tutto quello che si sa in questo momento e conclude che non c’è alcuna correlazione tra l’aumento dell’aspettativa di vita e il consumo moderato di alcol, mentre un consumo elevato è indubbiamente dannoso.
Quando si dice che un uomo può consumare due bicchieri di vino al giorno e la donna uno, si vogliono intendere queste come dosi massime da non superare. Inoltre, il bicchiere di vino è inteso come una quantità pari a 125 ml, ovvero due dita in un calice. In caso di patologie, come diabete, ipertensione, gotta, problemi al fegato, obesità o in generale qualsiasi tipo di patologia e trattamento farmacologico, l’alcol va semplicemente evitato.
Si parla spesso del resveratrolo come elisir di lunga vita, adducendogli proprietà medicamentose quasi magiche; in realtà, la quantità di questo componente in un bicchiere o due di vino è del tutto insufficiente per avere un qualsiasi effetto benefico. Dovremmo bere litri e litri di vino per assumerne a sufficienza, ma a quel punto siamo ormai intossicati dall’alcol.
Il consiglio è sempre quello: bevete vino con moderazione e non su base quotidiana, non superate mai le dosi limite e, soprattutto, se non beve, non cominciate a farlo.
Conclusioni
Bene, questo è tutto. Se avete dubbi o domande scrivete pure qui sotto, sono contento di rispondere, e vi ricordo che sul mio sito trovate tutte le informazioni per prendere un appuntamento. Io sono Giuliano Parpaglioni, se vi piacciono i miei video iscrivetevi al canale, noi ci vediamo la prossima volta. Un saluto a tutti!