L’intestino irritabile può essere un disturbo estremamente fastidioso, ma con la dieta low-FODMAP si riesce a combatterlo e a minimizzare i sintomi.
16/09/2020 ERRATA CORRIGE: nel video dichiaro che l’uva non è compatibile con una dieta Low FODMAP, in realtà questo è un mio errore: anche in Low FODMAP è possibile mangiare uva. Chiedo scusa per l’imprecisione. Correggo anche il testo qui sotto, eliminando la frase in oggetto.
Immaginate di vivere un periodo difficile, in cui qualsiasi cosa mangiate sembra darvi fastidio. Vi rivolgete al medico e la sua diagnosi è “intestino irritabile”. Dopo questa diagnosi, vi potranno essere prescritti moltissimi rimedi diversi, addirittura spesso si danno degli psicofarmaci per agire sulla muscolatura dell’intestino e rilassarla. A seconda del medico, vi potrà venir detto che dipende da quello che mangiate, ma anche dallo stress della vita quotidiana, dalle somatizzazioni… a volte si consiglia di fare anche approfondimenti strumentali per escludere vari tipi di patologie che hanno gli stessi sintomi ma sono ben più gravi.
Quando anche il gastroenterologo avrà confermato l’intestino irritabile, però, rimarrete comunque incerti sul cosa fare, perché non c’è una vera e propria cura a questo disturbo. Se siete fortunati, il gastroenterologo vi manderà dal nutrizionista, per poter affrontare la cosa a livello alimentare. Esiste infatti una dieta specifica che nella maggioranza dei casi riesce a risolvere, o almeno mitigare, i sintomi spiacevoli dell’intestino irritabile: la dieta Low-FODMAP.
La dieta Low-FODMAP, o a basso contenuto di FODMAP, è una dieta inventata nel 2012 dalla Monash University, e da allora si è dimostrata molto efficace nel trattare vari disturbi intestinali, primo fra tutti l’intestino irritabile. FODMAP è un acronimo che, in inglese, significa grossomodo zuccheri semplici e polioli (i polioli sono quei composti dolci che si mettono come dolcificanti ad esempio nelle gomme da masticare: lo xilitolo, il mannitolo e così via). La particolarità di queste molecole è quella di venire facilmente fermentate dalla flora intestinale, causando quindi problemi.
In cosa consiste la dieta Low FODMAP
Una dieta a basso contenuto di FODMAP è quindi una dieta a basso contenuto di determinati zuccheri e composti, che si sono dimostrati importanti nella patologia dell’intestino irritabile. L’acronimo FODMAP sta per Fermentabile Oligo- Di- Monosaccharides And Polyols. Questi zuccheri sono ad esempio il fruttosio, che è contenuto nella frutta, o il lattosio, lo zucchero del latte e dei formaggi. Come ho già detto anche dolcificanti come lo xilitolo o il mannitolo possono essere fastidiosi, in persone sensibili. Magari avete continui gonfiori, pensate che sia colpa della pasta o del pane, ma in realtà sono le gomme da masticare. È evidente che in condizioni normali, una persona qualsiasi non riesce a distinguere e non può venirne fuori da sola.
In cosa consiste? Beh, prima di tutto va specificato che per fare questa dieta è bene rivolgersi a un professionista, perché si vanno a ridurre o eliminare parecchi tipi di alimenti, e c’è bisogno di capire come bilanciare bene quelli rimasti. Si tratta di un percorso a tempo più o meno determinato, che permette di sfiammare l’intestino e ristabilirne la funzionalità. La Monash University ha pubblicato una app a pagamento in cui gli alimenti sono giudicati come idonei o meno idonei a questo tipo di alimentazione.
Grossolanamente, possiamo dire che viene eliminato tutto il lattosio, quindi rimangono i latticini senza lattosio (formaggi stagionati, burro, latte delattosato), tutti i cereali tranne il riso e il mais, molte verdure e molti tipi di frutta. A proposito dei cereali, vengono eliminati quelli contenenti glutine, ma non perché contengano glutine, il problema sono sempre i FODMAP, che sono presenti più nei cereali contenenti glutine che in quelli che non lo contengono. Molto spesso, infatti, è possibile che la cosiddetta intolleranza al glutine non celiaca sia in realtà una reazione ai FODMAP.
La dieta funziona con la logica della white list: nel protocollo ci sono una serie di alimenti permessi e vanno mangiati solo quelli, quello che non è inserito nel protocollo è come se non esistesse. Tra gli alimenti esclusi ci sono alimenti in altri contesti estremamente salutari, ad esempio le crucifere o i legumi, che sono ricchi di fibre, proteine, minerali e molti composti positivi, ma in questo contesto fanno solo danni.
Anche la frutta è da scegliere con cura: le mele e le albicocche ad esempio vanno evitate, le banane possono essere mangiate solo se non troppo mature. Questo significa anche che bisogna fare attenzione anche ai prodotti derivati, come i succhi di frutta o altre bevande: è accettabile un bicchiere di vino, a patto che non sia liquoroso. Anche le tisane sono da evitare, a meno che non si sia sicuri che quella specifica tisana è ammessa (ad esempio il tè verde).
Carne e pesce, non contenendo zuccheri, non causano invece problemi. Anche le uova sono facilmente gestibili con questo tipo di alimentazione.
Per quanto tempo?
Ma si dovrà mangiare in questo modo tutta la vita? Ovviamente no. La fase più stretta della dieta dura qualche settimana, personalmente tendo a non superare le 4-5 settimane di prescrizione. Dopo questa prima fase, si comincia a parlare di reinserimento. Gli alimenti vengono reinseriti gradualmente, uno per uno, a seconda del loro grado di rischio. Quando ci si accorge che quel determinato alimento – non il tipo di alimento: non “legumi”, ma “lenticchie” – è accettato, allora quell’alimento entra a far parte della dieta di base, altrimenti viene definitivamente eliminato.
Con questo protocollo, in due o tre mesi generalmente si riesce a ristabilire un po’ di regolarità intestinale. Ricordo alcuni casi clamorosi, una persona mi disse che non riusciva a dormire la notte per i fastidi che da mesi la tormentavano, e con questa dieta è riuscita a riavere la sua vita indietro.
Attenzione: non è una panacea per tutti i mali e non funziona al 100% tutte le volte, a volte si limita a rendere la vita un po’ più facile, ma è sempre un aiuto in caso di intestino irritabile. Rimane costante, comunque, il consiglio di verificare e confermare con il proprio medico la diagnosi, perché come ho detto all’inizio gonfiori e problemi ad andare in bagno sono sintomi di molte malattie, a volte anche gravi.