L’alimentazione è un tema molto sentito soprattutto quando si parla di bambini. Da dopo lo svezzamento ogni mamma è preoccupata di dare il meglio al suo bambino, anche se alcuni alimenti sono sempre visti con diffidenza dai piccoli. È il caso di verdure e ortaggi, che generalmente vengono mangiati di malavoglia o addirittura trascurati.
Il collega biologo nutrizionista Paolo Colì, della provincia di Siena, mi ha inviato un documento che descrive il suo progetto con un asilo nido per avvicinare il bambino al consumo di cibi più naturali e meno industriali. Quando me ne ha parlato, ho accettato con gioia di pubblicarlo sul mio sito, perché è un progetto davvero molto bello che credo possa ispirare molti altri progetti simili e migliorare sia l’alimentazione in sé dei bambini, sia il loro approccio ai cibi.
Ecco quindi il contributo del dottor Colì, biologo nutrizionista.
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INTRODUZIONE
L’alimentazione di qualunque essere vivente è sicuramente l’elemento essenziale di sopravvivenza e quindi fattore primario per la conservazione e miglioramento della specie. Diventa quindi essenziale, in un’epoca in cui tale selezione da adattamento sembra superata, riscoprire l’utilizzo di quegli alimenti che hanno permesso lo sviluppo del nostro modo di essere attuale. Purtroppo la notevole abbondanza di cibo, pressioni pubblicitarie e in generale la globalizzazione ci portano ad assumere alimenti che il più delle volte hanno poco a che fare con l’ambiente che ci circonda ma che, nel corso dei secoli, ci ha forgiati così come siamo. Così come esiste un imprinting parentale e genomico, si può affermare che ne esista uno alimentare, per il quale resteremo legati a determinati alimenti per tutta la nostra vita. È quindi di fondamentale importanza avviare un bambino verso un modello alimentare che sia basato, almeno nei fondamenti, nella realtà ambientale storico e culturale del luogo di appartenenza.
La problematica più evidente, che si riscontra nei più piccoli, è il rifiuto costante di alcuni cibi. L’accettazione dell’alimento è inversamente proporzionale alla sua semplicità; frutta e verdura sono costantemente accantonati nella scelta, salvo poi assumerle solo con successive trasformazioni di forma e consistenza.
Si apre quindi una sfida su come potrà diventare possibile indurre bambini molto piccoli ad accettare l’introduzione di alimenti notoriamente poco allettanti.
OSSERVAZIONI E PROGETTAZIONE
Da alcuni anni con l’asilo nido di Acquapendente (VT) Mani in pasta, gestito dalla cooperativa sociale Omnia, vi è una collaborazione attiva per l’attuazione, gestione e adattamento di un menù per la mensa interna della struttura per bambini da 24 ai 36 mesi con una sottosezione per bambini in corso di svezzamento.
La direzione del nido, l’educatrice Francesca Lombardelli, con la responsabile del servizio mensa, l’educatrice Fiorella Lombardelli, rinunciando a delegare il servizio mensa ad un catering esterno optavano per una somministrazione, a norma di legge (vedi autorizzazione sanitaria degli uffici USL Viterbo Prot. 24744 del 09.05.2011) con alimenti fatti al momento. A questo scopo era necessario un documento, da me elaborato, che relazionasse il giusto apporto e l’adeguato equilibrio nutrizionale. Nelle riunioni che seguirono nacque l’idea di un menù su varie settimane, invernale ed estivo e soprattutto impostato sull’ambiente, la storia e la cultura del luogo.
L’obbiettivo successivo, ben più gravoso, voleva essere quello di aumentare l’accettazione e quindi allargare la gamma di alimenti da assumere, allo scopo di garantire una copertura totale sia di macro e di micro nutrienti.
PASTO | Kcal | % GLUCIDI | % LIPIDI | % PROTEINE | mg CALCIO | mg FERRO |
SPUNTINO | 150 | 70 | 30 | 0 | 150 ± 20 | 1 ± 0,5 |
PRANZO | 900 | 35 | 30 | 35 | 250 ± 50 | 5 ± 1 |
TOTALE | 1150 ± 150 | 45 ± 10% | 30 ± 10% | 25 ± 10% | 400 ± 70 | 6 ± 2 |
Schema riassuntivo delle tabelle con i valori nutrizionali indicati ed approvati dalle autorità di controllo |
OBBIETTIVI
- Il primo obbiettivo era quello di rendere il momento del pranzo non solo un semplice atto di somministrazione alimentare ma anche un’occasione di socializzazione e assimilazione culturale;
- il secondo obbiettivo era fare in modo di percepire il cibo non come un obbligo ma bensì il raggiungimento di un traguardo per il quale il dover mangiare non fosse inteso come tempo sottratto al gioco o peggio una punizione ma un premio;
- il terzo obbiettivo cercare di valorizzare il cibo come qualcosa di importante, con una sua storia e un suo percorso e non solo come qualcosa di scontato come il fatto c’è e tanto basta;
- il quarto obbiettivo si riassumeva nel raggiungere la più alta gamma di alimenti accettati dai bambini
METODOLOGIE
- polpette dove i piccoli potessero appallottolare loro l’impasto precedentemente preparato,
- della pasta fresca in modo che potessero a turno massaggiare l’impasto,
- sformati di verdura dove con dei mestoli potessero rimestare i vari ingredienti
e molte altre pietanze dove in una o più fasi fosse possibile il loro intervento. Ma il totale raggiungimento di questo terzo obbiettivo si è avuto con la costruzione di un orto nell’area di pertinenza della struttura ospitante, in quanto nella conoscenza così come nella confidenza con il cibo i bambini hanno potuto vedere e assistere a qualcosa che con l’avvento dell’industrializzazione e l’abbandono delle campagne via via si è perso nel corso degli ultimi decenni. Non solo hanno visto da dove proviene il cibo che poi mangiano, ma hanno potuto assistere alla sua “creazione” dal seme, che per un bambino quasi equivale a dire dal nulla. Hanno dovuto sporcarsi le manine di terra, si sono bagnati con l’acqua con la quale irrigavano i semi da loro stessi piantati e successivamente le piantine che ne derivavano, hanno così potuto assistere a tutte le fasi della crescita, della fioritura e dello sviluppo dei frutti. Al momento della raccolta hanno potuto valutare la quantità e far nascere in loro il desiderio di cibarsi di ciò che ha richiesto tanto lavoro.
CONCLUSIONI
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